Introduzione

La fototerapia con luce NIR emessa da LED è stata impiegata con successo in campo clinico in numerose patologie di vari organi. L’irraggiamento con sorgenti LED, noto anche con il termine di fotobiomodulazione/fotobiostimolazione, è attualmente uno strumento terapeutico ampiamente accettato nel trattamento di ulcere e ferite infette, ischemiche ed ipossiche (come nel caso delle ulcere diabetiche). In particolare nelle ulcere croniche e nel- le ferite è stata dimostrata una rilevante efficacia antinfiammatoria e riparativa. Nonostante queste potenzialità, il meccanismo alla base degli effetti terapeutici della fotobiomodulazione con luce NIR non è ancora del tutto chiarito ed è oggetto di numerosi studi (Effect of near–infrared irradiation on cell proliferation of Human Umbelical Vein Endothelial Cells (HUVEC) cronically exposed to high glucose medium; CNR-IFC Pisa, 2010).

Il primo meccanismo ipotizzato nella “fotobiomodulazione” NIR a livello cellulare è l’attivazione del metabolismo mitocondriale, soprattutto nelle condizioni in cui il mitocondrio è sottoposto a danno da ischemia e da infiammazione: il fotoassorbimento della radiazione da parte di enzimi cromofori della catena respiratoria mitocondriale e particolarmente della citocromo C ossidasi (parte terminale della ca- tena, assorbimento con picchi a 630 e 880 nm) determinerebbe uno spostamento del potenziale ossidoriduttivo mitocondriale verso l’ossidazione con aumento di ATP intracellulare, formazione di specie attive dell’ossigeno e aumentata espressione di vari geni della riparazione e della proliferazione cellulare per aumentata sintesi del relativo DNA (mitocondrio-nucleo signaling) (Eells et al, 2004; Karu et al, 2006; Karu, 2008; Gao & Xing, 2009).

Che cos’è la Led-Therapy?

La LED-THERAPY è l’evoluzione della terapia laser LLLT, che mediante componenti optoelettronici (LEDs) di varie lunghezze d’onda, dal visibile all’infrarosso vicino (NIR), stimola alcuni distretti cellulari per promuovere la riparazione e la rigenerazione dei tessuti, ridurre l’infiammazione ed alleviare il dolore riferito.

Studio clinico

La Led-Therapy a bassa potenza comincia ad essere applicata anche dai fisioterapisti per trattare un’ampia varietà di condizioni cliniche e traumatologiche. In medicina dello sport e riabilitazione si è riscontrato un valido aiuto per ridurre gonfiori ed ematomi post-trauma, alleviare il dolore, migliorare la mobilità e trattare lesioni dei tessuti molli.

La Led-Therapy viene applicata direttamente sulle aree (ad esempio, ferite, siti di lesioni) e punti del corpo (p. agopuntura, p. trigger ecc.). Il campo è caratterizzato da una varietà di metodologie, e gli usi delle varie fonti di luce con parametri diversi (lunghezza d’onda, potenza di uscita, modalità continua, pulsata, impulsata ecc.) hanno ritardato il diffondersi di tali strumentazioni terapeutiche. In questo studio si è voluto portare in evidenza come una modalità terapeutica, in alcun modo invasiva, possa agevolare la ripresa da un infortunio in tempi decisamente rapidi e con miglioramento della prestazione atletica.

In particolare sono stati presi in esame alcuni atleti di hockey su prato del Team Italia, in occasione del “FIH Master Hockey World Cup 2014” svoltosi a Rotterdam.

Tutti gli atleti, suddivisi per classe (over 40+/60+), hanno superato le visite mediche e sono in buona condizione fisica generale. Durante lo svolgimento del torneo alcuni hanno subito infortuni contusivi moderati e distrazioni muscolari di I° e II°. In tutte le circostanze di traumi contusivi e distrattivi verificatesi, durante il torneo, si sono eseguite alcune sedute di Led Therapy con strumento PHYSIStech secondo i protocolli indicati dal manuale applicativo; con differenze marginali da atleta ad atleta, le disabilità temporanee sono state risolte in poche brevi sedute di fotobiomodulazione.

Al termine del torneo di Rotterdam e dopo la pausa estiva, molti degli atleti partecipanti hanno ripreso l’attività agonistica nei rispettivi club e in alcuni casi è stato necessario il ricorso al medico ed al fisioterapista per gli eventi traumatici subiti.

In particolare qui riportiamo il caso refertato di distrazione muscolare di II° del GEMELLO MEDIALE DX di un atleta di 65 anni, dove si evidenzia estensione di ≈ 35mm di lesione su giunzione miotendinea mediale del SOLEO. Il pz. si presenta claudicante e lamenta dolore durante la deambulazione ed alla palpazione del gemello mediale DX, inoltre si può apprezzare in corrispondenza della lesione gonfiore ed ematoma, alla palpazione si percepisce un innalzamento locale della temperatura.

Già dopo la prima seduta di Led-Therapy con strumento PHYSIStech® il pz. cammina e riferisce minor dolore alla palpazione; il tessuto mostra una decisa diminuzione del gonfiore e la struttura muscolare della zona della lesione si presenta più morbida ed omogenea al tatto, con abbassamento della temperatura locale. Si conclude la seduta con impacco di argilla.

La modalità terapeutica consiste nell’applicazione mediante manipoli irradianti luce atermica di 632nm e 880nm simultaneamente con manualità specifica descritta dal manuale d’uso dell’azienda fornitrice (LedWay srl). L’iter terapeutico adottato constata di una serie di 6 sedute bisettimanali nella prima fase ed altre 3 entro 2 mesi dalla lesione. Mediamente i tempi di applicazione della singola seduta variano da 6’ ad un max di 15’ in ragione dell’area anatomica (+/- estesa), del tipo di trauma o lesione, terapie locali o sistemiche adottate, età del paziente e quadro clinico generale. Nel proseguo della terapia si può apprezzare come l’area del m. Soleo (polpaccio) si presenta ulteriormente decontratto e sgonfio; percepibile anche al tatto un’apprezzabile omogeneità della temperatura, che sulla zona della lesione era in precedenza superiore a quella del resto della gamba ad indicare la presenza in loco della fase infiammatoria conseguente il trauma. Il pz. riferisce una sensazione di maggiore leggerezza generale con conseguente ulteriore sollievo e facilità alla deambulazione. La sintomatologia dolorosa è ancora discreta se viene esercitata una consistente pressione proprio sul punto della lesione, ma senza irradiazioni a zone limitrofe.

Prima di ogni seduta viene valutata l’evolversi dei miglioramenti tant’è che alla 5° seduta non presenta discontinuità di struttura anatomica allo scorrimento tattile. Il pz. non percepisce alcun dolore né durante la camminata, né ad una intensa pressione; inoltre alla richiesta di stare in equilibrio monopodalico dx, di provare a stare sull’avampiede ed infine di saltellare, il pz. non accusa dolore.

A 20 gg dal trauma il pz. esegue una nuova ecografia con esiti di importante processo di riorganizzazione ed evidente vascolarizzazione locale. Si procede quindi col programmare ulteriori sedute di supporto agli allenamenti per la partecipazione ad un torneo di hockey a fine novembre.

Il paziente riferisce, a 23 gg dal trauma, la ripresa dell’attività sportiva, sottoponendosi ad un primo allenamento di Hockey ad intensità ridotta, come concordato, limitandosi ad un riscaldamento, comprendente una corsa leggera, e dei passaggi di palla. Al termine della sessione di allenamento risente un poco d’affaticamento generale, ma senza conseguenze sia nel camminare che nell’equilibrio in monopodalica dx. Anche alla valutazione tattile il tessuto muscolare conserva continuità anatomo/fisiologica. Si procede con alcune sedute di mantenimento dei risultati ottenuti e di supporto nel post-allenamento per agevolare ulteriormente le prestazioni atletiche.

Conclusioni

La Led-Therapy (fotobiomodulazione), nelle 2 fasi trattamento e mantenimento, alla luce delle circostanze rilevate e riferite nel corso dei trattamenti ha sortito non solo un totale recupero fisiologico/funzionale del distretto corporeo leso ma ha prodotto anche, come riferito da più soggetti, un miglioramento umorale e di disturbi del sonno (insonnia). Si può quindi dichiarare, visti gli ultimi esiti ecografici, che non vi sono riscontri di recidive e che la guarigione è completa e definitiva in tempi decisamente brevi, tenuto anche conto dell’età degli atleti (da 45 a 65 anni).

La metodica è semplice e non presenta diffocoltà applicative; è ben accettata dai pazienti anche per la brevità delle sedute, assenza totale di fastidi oltre ad un immediato senso di benessere generale.

Lo studio è stato portato avanti da Neda Fanelli, laureanda in Fisioterapia – Università degli Studi, Torino  e Renato Begotti – Laboratorio di Ricerca in Fotobiologia Applicata – Milano.

Si pubblica in allegato l’articolo originale.